Foto da comune di Sirmione

 

 

Eutanasia e Autodeterminazione: Un Dibattito Aperto in Italia

L'eutanasia è al centro di un acceso dibattito in Italia, dove le questioni etiche, giuridiche e politiche si intrecciano in un panorama legislativo ancora privo di una disciplina organica. La tesi di un giovane ricercatore analizza il complesso equilibrio tra il diritto alla vita e il principio di autodeterminazione, evidenziando come la Costituzione italiana possa orientare questa discussione.

E’ fondamentale concentrare l’analisi sulla dignità umana e sull'autodeterminazione, richiamando articoli fondamentali della Costituzione, come l'articolo 2, che tutela i diritti inviolabili dell'individuo, e l'articolo 32, che garantisce il diritto alla salute senza obbligo di trattamenti contro la volontà. Tuttavia, il bilanciamento tra questi diritti è delicato: da un lato, la libertà di scelta; dall'altro, il dovere dello Stato di proteggere la vita.

Il caso emblematico di Eluana Englaro ha suscitato interrogativi cruciali: fino a che punto un individuo può decidere di interrompere i trattamenti di sostegno vitale? La giurisprudenza italiana ha riconosciuto il diritto a rifiutare le cure, mantenendo però una netta distinzione tra interruzione delle terapie ed eutanasia attiva, quest'ultima ancora punita come omicidio del consenziente.

Il suicidio assistito ha visto un’apertura nella sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019, che ha stabilito che, in determinate condizioni, l'aiuto al suicidio non è punibile. Un passo significativo in questa direzione è stato compiuto dalla Regione Toscana, che ha approvato una legge per regolamentare il suicidio assistito. Questa normativa permette ai pazienti terminali di accedere a procedure di suicidio assistito, a patto che siano rispettati specifici criteri medici e psicologici, segnando un importante progresso verso una maggiore autonomia per i cittadini nella gestione della propria vita e della propria morte. Tuttavia, il governo italiano ha annunciato l'intenzione di fare ricorso contro questa decisione, sottolineando le preoccupazioni legate alla tutela della vita e alla necessità di un quadro normativo uniforme su scala nazionale.

La Legge 219/2017 ha sancito il diritto di rifiutare cure inutili, riconoscendo il diritto a un "fine vita dignitoso", senza però legittimare l'eutanasia attiva.

A livello internazionale, le normative variano significativamente: nei Paesi Bassi e in Belgio, l'eutanasia è legale dal 2002; in Svizzera, il suicidio assistito è permesso senza scopo di lucro; negli Stati Uniti, alcuni stati hanno introdotto leggi sul suicidio assistito, ma non sull'eutanasia attiva. Questi modelli dimostrano come la regolamentazione del fine vita sia influenzata dalla cultura giuridica di ciascun paese.

Il dibattito sull'eutanasia e sull'autodeterminazione in Italia è ancora aperto. È necessaria una legislazione chiara che colmi il vuoto normativo attuale, garantendo diritti ai pazienti e responsabilità ai medici. La Corte Costituzionale ha aperto la strada; ora spetta alla politica regolamentare il fine vita in modo coerente con i principi costituzionali.

La questione dell'eutanasia e dell'autodeterminazione rappresenta una sfida cruciale per la società contemporanea. È fondamentale riconoscere il diritto di ogni individuo di decidere sul proprio corpo e sulla propria vita, in un contesto che rispetti la dignità umana. Questo dibattito non riguarda solo aspetti giuridici, ma tocca le corde più profonde dell'esistenza e della libertà personale. La mancanza di una legislazione chiara in Italia non solo crea confusione, ma lascia anche i cittadini in una condizione di vulnerabilità. È essenziale che il legislatore si assuma la responsabilità di affrontare questa tematica, promuovendo un dialogo aperto e inclusivo che possa portare a una soluzione equilibrata e rispettosa dei diritti fondamentali. Solo così si potrà garantire un fine vita dignitoso, in linea con le aspettative e le necessità delle persone.

 

Dott. Fabio Castaldi